Se cercate il significato della parola “abitudine” troverete molte spiegazioni su questa forma di comportamento comune a tutto il regno animale. Antropologi, filosofi, teologi, psicologi e molti altri ricercatori hanno disquisito e cercato di spiegare il ruolo dell’abitudine nella vita di tutti esseri viventi, umani compresi.
Anche gli animali sono abitudinari, anzi lo sono più degli essere umani. Noi abbiamo infatti la possibilità di scegliere se seguire le nostre abitudini, gli animali no. L’evoluzione della nostra specie ci ha regalato la capacità di riflettere e poter decidere se lasciare spazio all’abitudine oppure no.
L’abitudine è quella capacità che abbiamo di automatizzare movimenti o pensieri e renderli più fluidi anche se la nostra mente è altrove. Essa è trasversale a tutti i nostri comportamenti e non ha una connotazione morale: non è cioè di per sé né buona né cattiva, né sicura né pericolosa.
L’abitudine può indurre a una condizione passiva il nostro spirito: questo è il pericolo che ne deriva. Se non si conosce la pericolosità dell’abitudine si rischia di lasciare cadere lo spirito in una sorta di sabbie mobili da cui poi si farà molta fatica a uscire.
Subire il fascino dell’abitudine è sicuramente un peccato per la nostra edificazione spirituale. Essa ci avvolge senza che ce ne accorgiamo e diventa parte integrante del nostro comportamento. L’abitudine può essere il nostro miglior alleato, o diventare il nostro peggior nemico.
Di per sé l’abitudine è un peccato veniale su cui ci adagiamo per risparmiare la fatica di pensare e mettere intenzione in ogni azione, ma se non la si affronta con energia può diventare un peccato mortale. Se non stiamo attenti essa fa sì che tutte le nostre azioni vengano eseguite separatamente dal nostro spirito, senza cioè averne piena coscienza, e così non contribuiamo al miglioramento.
Ho voluto parlare dell’abitudine per portare la vostra attenzione su questo problema che troppo spesso emerge nella pratica del Judo.
Il Judo è spesso – quasi sempre – ripetitivo, a volte anche nel randori. Lo studio della tecnica di caduta, delle proiezioni, dei Kata, è costituito da ripetizioni interminabili volte a ottenere delle buone esecuzioni tecniche e sicurezza nei movimenti. Proprio per questa sua caratteristica il Judo può quindi favorire l’insorgere dell’abitudine. Quando l’abitudine controlla il vostro allenamento tutto la fatica che fate diventa inutile ai fini del miglioramento tecnico e della nostra edificazione spirituale.
La soluzione è nel ricercare sempre, ad ogni ripetizione, l’eccellenza nel pensiero e nell’azione. Ogni volta che eseguite un movimento di ginnastica, durante l’uchikomi, nello studio della tecnica o di un Kata dovete sempre pensare di ricercare un’azione migliore della precedente. In questo modo ogni azione è unica, non uguale alla precedente e sicuramente diversa dalla successiva e la vostra fatica sarà premiata.
Ciò che dico può sembrare troppo impegnativo o addirittura impossibile, ma non lo è assolutamente e, soprattutto, porterà un cambiamento radicale nella vostra vita. E’ solo questione di abitudine!
Alfredo Vismara Hanshi Dai Nippon Butokukai
Caro Alfredo vorrei prendere il discorso sull’abitudine (uno dei quattro mali della società insieme alla NOIA – INVIDIA E IGNORANZA) partendo dall’Etimologia della parola :dal lat. habitudĭne(m), deriv. di habĭtus ‘modo di essere’. Per dire che molte persone si adagiano su questa definizione e perdono l’entusiasmo della ricerca e, come hai messo ben in evidenza tu, molto spesso le persone che si lasciano sopraffare dall’Abitudine non riescono neanche a modificare il loro modo di essere e di fare e se gli chiedi perché fanno una cosa rispondono ” Così fanno tutti ” MA CHE NOIA !!!! Quindi sono assolutamente d’accordo con te bisogna dare alla vita, con l’aiuto del Judo, un senso ed un colore diverso. Ciao
Giovanni